L'UOMO PRIMITIVO COME FILOSOFO

SAGGI 7
introduzione di Pietro Clemente
premessa di John Dewey
cura e traduzione dall’inglese americano di Margherita Fusi

pp. 376
ottobre 2001
EAN: 978-88-88-060-38-5
€ 25,00
Nuova edizione disponibile dal 15 gennaio

In questo libro di piacevole lettura anche per i non addetti ai lavori Paul Radin ha inconfutabilmente dimostrato, per la prima volta, che i cosiddetti popoli primitivi sono capacissimi di pensare in modo astratto e complesso.
L’uomo primitivo come filosofo è, infatti, un’ampia rassegna della falsità di tutte quelle teorie in base alle quali Indiani d’America, Polinesiani, Africani, erano stati considerati popoli incapaci di produrre filosofia, arte, teorie astratte, perché legati all’immediato e al quotidiano, oppressi da un mondo concreto e materialista.
I “primitivi” di Radin sono al contrario esseri umani le cui società pullulano; né più né meno della nostra, di poeti, teologi, filosofi e artisti. Questo studio di Radin dimostra ancora una volta la profonda identità del genere umano.

Paul Radin (1883-1959) è stato uno dei più eminenti antropologi culturali ed etnologi del XX secolo. Studiò sul campo gli Indiani Winnebago. Pubblicò una grammatica della lingua quasi estinta dei Wappo. Studiò e insegnò in Europa e in America. In Italia è già noto il volume Il Briccone divino dove appaiono anche contributi di Karl Kerény e C. G. Jung.